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Londra, Carlo pronto a diventare «quasi re»

Londra, Carlo pronto a diventare «quasi re»

Erica Orsini

da Londra

Se non proprio re, principe «reggente». Sembra essere proprio questo il ruolo che Carlo d’Inghilterra si appresta a sostenere a partire da quest’anno, secondo quanto svelato ieri dal domenicale Sunday Telegraph. Alla vigilia degli ottant’anni la Regina non è ancora pronta ad abdicare, ma la stanchezza si fa sentire e forse Elisabetta inizia ad avere voglia di andarsene, almeno parzialmente, in pensione. Così, secondo il giornale, ha stipulato un compromesso privato con il suo primogenito che le dovrebbe permettere di farsi cortesemente da parte lasciando a lui gli oneri maggiori e a lei soltanto i ruoli istituzionali essenziali. I viaggi di rappresentanza dunque, nonché la regia organizzativa dei grandi eventi previsti nel 2006 come i festeggiamenti per il compleanno della madre, o il grande concerto del 30 maggio per celebrare i 30 anni di vita della fondazione benefica del principe, saranno tutti di competenza di Carlo.
Il Principe naturalmente è raggiante per questo nuovo traguardo raggiunto. Qualche avvisaglia di un passaggio delle consegne si era già avuta nel corso dell’anno passato. Non deve essere stato un caso infatti se Carlo ha voluto trascorrere la sua luna di miele con Camilla nella tenuta scozzese della regina a Balmoral, anziché scegliere delle mete più esotiche. E le fonti del Telegraph ieri assicuravano che i rapporti tra Buckingham Palace e Clarence House in questo momento non potrebbero essere migliori. Tanto che sembra che la regina abbia deciso di delegare al figlio anche una parte delle relazioni con il governo e con il primo ministro.

Per Carlo insomma questo è proprio un momento di grazia, sia sul fronte degli affetti privati che su quello della realizzazione «professionale». Non solo è finalmente riuscito a sposare l’amore della sua vita. Ma in barba ai critici più feroci la coppia si è anche fatta accettare, poco a poco, perfino all’estero. Il viaggio di otto giorni in America di questi due nuovi coniugi di mezz’età, dopo un inizio pieno d’incertezza si è trasformato in un vero trionfo d’immagine, soprattutto per la neoduchessa di Cornovaglia, sicuramente meno bella della principessa Diana, ma forse più simpatica nella sua umana imperfezione.
Certo, una certa resistenza da parte della regina verso la nuora ancora c’è, basti pensare che Elisabetta non ha mai menzionato la duchessa nei suoi tradizionali messaggi natalizi. E i ben informati sostengono che i rapporti tra le due possono forse essere definiti cortesi, ma sicuramente non calorosi. Ma l’ex signora Bowles può comunque ritenersi soddisfatta per quanto è riuscita a conquistarsi in pochi mesi di matrimonio. Il suo ruolo pubblico è andato rafforzandosi sempre più e non passa settimana senza che i giornali la ritraggano a qualche inaugurazione o gala di beneficenza. Perfino i quotidiani più severi e autorevoli le hanno riservato critiche altamente positive. Ieri il Sunday Times le ha dedicato una pagina intera spiegando come Camilla con il suo stile di vita informale e spregiudicato si avvii a diventare una nuova icona dei nostri tempi.
Secondo molti esperti di costume intervistati dal quotidiano è il simbolo di un modo di vivere più rilassato, incarna sorridendo la rivincita di tutte le donne che vivono senza ansia i loro cinquant’anni, sentendosi a proprio agio in una comoda taglia 50. Il loro buonumore inoltre, influenza beneficamente i consorti. Per questo a corte tutti sperano che essendo Carlo un principe reggente felice, possa essere anche un sovrano «ombra» migliore. http://credit-n.ru/zaymyi-v-ukraine.html http://credit-n.ru/zaymyi-next.html

Il Principe William vuol comprare le lettere di mamma Diana

Principe WilliamWilliam vuol comprare
le lettere di mamma Diana
di PAOLO FILO DELLA TORRE

LONDRA – I principini William e Harry hanno deciso di sacrificare un quarto delle loro ricchezze per salvare la reputazione della madre, la principessa Diana: i ragazzi hanno fatto sapere di essere disposti a pagare dieci milioni di sterline – 16 milioni di euro, oltre trenta miliardi di vecchie lire – per assicurarsi le 64 lettere d’amore inviate da lady Diana al suo amante James Hewitt, che le ha messe in vendita.

Hewitt, sommerso dai debiti, ha annunciato la decisione di vendere la corrispondenza in un’intervista la Cnn, ma la sua scelta era già nell’aria: qualche settimana fa il tabloid popolare News of the World, già noto per i suoi scoop sui reali, ha mandato un suo redattore, spacciatosi per intermediario di un miliardario svizzero, ad avanzare un’offerta di dieci milioni di sterline per le lettere di Diana.

Il quarantanovenne ex cavallerizzo disse subito che la corrispondenza era in vendita, e accettò la falsa offerta: svergognato dal giornale, non si è fermato. Così oggi conferma la sua scelta e si dice pronto a cedere le lettere al migliore offerente, per una cifra non inferiore a quella offerta dal finto miliardario.

 

Un prezzo molto alto, se si tiene presente che le lettere non possono essere pubblicate. Lo ha deciso un tribunale dopo un altro trucco relativo a questa strana vicenda: qualche anno fa Hewitt annunciò che le lettere gli erano state rubate.

Ma con sorpresa generale, arrivarono sul tavolo del direttore del Daily Mirror con una proposta di acquisto per una cifra iperbolica. Il giornalista non batté ciglio e chiamò Scotland Yard: gli investigatori restituirono le missive alla madre di Diana, Frances Shand Kidd e a sua sorella Sarah McCorquodale. Solo dopo una battaglia giuridica Hewitt riuscì a rientrarne in possesso, ma con l’impegno che non sarebbero mai state pubblicate senza il consenso delle due donne e del vescovo di Londra.

Le missive potrebbero essere acquistate da chi intende magari a pagamento, esporle a curiosi clienti. Per esempio un qualche grande museo: proprio un museo, la British library di Londra, si è detta interessata all’affare. Per il momento la transazione è sospesa: per i responsabili dell’istituzione il prezzo richiesto è troppo alto, ma nulla esclude che le trattative si riaprano o che un altro acquirente si faccia avanti.

Per questo William e Harry, intenzionati ad evitare un ulteriore scandalo, sono disposti a pagare la cifra richiesta da Hewitt. Dai nonni Spencer e dalla stessa madre Diana hanno ereditato in tutto una quarantina di milioni di sterline: ora sarebbero disposti a pagarne un quarto per le lettere della madre.

Ma i ragazzi non avranno la disponibilità del denaro fino a quando non avranno compiuto i venticinque anni: per questa ragione è molto probabile che abbiano chiesto un prestito al padre Carlo e alla nonna Elisabetta. Nei prossimi giorni si capirà come finirà la vicenda: di certo, i due principi ne escono bene: la loro immagine è sempre più consolidata fra gli inglesi. Ne esce invece malissimo Hewitt: ma l’ex ufficiale ha già perso la sua reputazione qualche anno fa, quando compilò un libro nel quale raccontava alcuni dei più scabrosi segreti di Diana.

(13 gennaio 2003) http://credit-n.ru/offers-zaim/oneclickmoney-zaim-na-kartu.html http://credit-n.ru/offers-zaim/viva-dengi-credit.html

Lo scandalo adesso arriva ai Windsor

Regina ElisabettaRivelazioni choc sui rapporti tra un membro della famiglia reale e un dipendente del Palazzo

Londra, lo scandalo adesso arriva ai Windsor 

(Gentilmente tratto dal quotidiano La Repubblica)

di PAOLO FILO DELLA TORRE LONDRA

C’è un nuovo colpo di scena nella crisi che avvolge Buckingham Palace. Nello scandalo sui valletti omosex non sarebbero coinvolti solo maggiordomi e valletti: anche un esponente della famiglia reale sarebbe stato protagonista di un episodio scabroso durante un incontro con un cameriere di Elisabetta. Questa storia sarebbe contenuta nella famosa registrazione nella quale il valletto di corte George Smith descriveva come era stato violentato. Nei nastri (che nessuno sa se siano stati distrutti o nascosti) in cui è registrata la conversazione tra Diana e l’uomo che accusa un suo collega di averlo sodomizzato, ci sarebbe la descrizione del rapporto gay tra un parente della sovrana e un suo dipendente. In Inghilterra si continua intanto a evitare di fare nome e cognome del servitore di Carlo accusato da Smith di violenza sessuale. Una eccezionale pubblicità è stata data dai mass media britannici al fatto che tale identità sia stata ieri menzionata da Repubblica. I giornali britannici si disputano a colpi di centinaia di migliaia di sterline le rivelazioni delle “gole profonde” che hanno l’effetto di aumentare le tirature. Le storie vengono definite “squallide”, “vergognose”: ma sono proprio i quotidiani che nelle pagine dei commenti esprimono maggiori preoccupazioni per l’immagine della famiglia reale a insistere poi nelle cronache sui dettagli più scandalistici. L’ex maggiordomo di Diana, Paul Burrell, che aveva venduto al Daily Mirror le sue memorie, ora è partito per l’America per guadagnare altre somme di denaro con i suoi racconti boccacceschi che avrebbero avuto come protagonisti Diana, Carlo, i loro parenti e soprattutto gli amanti della principessa. Burrell non sembra turbato da altre rivelazioni che lo riguardano. Pur essendo ora sposato con una donna, il maggiordomo pochi anni fa avrebbe chiesto al proprio amante australiano di regalargli un anello di fidanzamento. E aveva annunciato che il matrimonio con il suo compagno sarebbe avvenuto “in bianco”. Probabilmente intendeva indossare per l’occasione uno dei vestiti di Diana molto scollato. La regina madre aveva molto senso dell’umorismo e rideva delle storie dei suoi dipendenti omosessuali che chiamava “le zie” oppure “le altre regine”. L’attuale sovrana, invece, reagisce perdendo il suo proverbiale controllo. (12 novembre 2002) http://credit-n.ru/offers-zaim/denga-zaimy-nalichnimi.html http://credit-n.ru/offers-zaim/denga-zaimy-nalichnimi.html

Dodi e Diana assassinati

Lady Diana“Dodi e Diana assassinati”
di ALESSANDRO OPPES

(Gentilmente tratto dal quotidiano la Republica)

MADRID – Un complotto ordito dalla famiglia reale e dai servizi segreti britannici. A cinque anni esatti dalla tragedia di Parigi, da quello schianto mortale nel tunnel dell’Alma, Mohammed Al-Fayed non vede altra spiegazione all’incidente nel quale persero la vita il figlio Dodi e la principessa Diana. “Li hanno assassinati loro”, ringhia il magnate egiziano in una intervista-bomba rilasciata al magazine domenicale del quotidiano spagnolo El Mundo. Dice e interpreta, fa supposizioni e insulta, ma non porta nessuna prova concreta, confidando probabilmente in una nuova inchiesta che a partire dal prossimo anno potrebbe riaprire il caso, dopo la recente nomina di un nuovo giudice istruttore.

La “cospirazione”: una convinzione, anzi una certezza che gli viene dal fatto che i Windsor “non hanno mai accettato Dodi”. E questo, per Al-Fayed, “è razzismo”, proprio come quello del quale lui stesso si sente vittima da anni in Gran Bretagna, unito alle “gelosie e ai pregiudizi” per aver assunto il controllo di Harrod’s, una importante “istituzione” londinese. I rapporti gelidi tra il magnate e Buckingham Palace non sono una novità, ma il livello dello scontro con la famiglia reale non aveva mai raggiunto i toni contenuti in questa intervista, che ha tutto il sapore di un delirio. “Sanno che penso di smascherarli, che non lascerò che se la cavino”.

 

Al-Fayed ne ha per tutti. “Questo è razzismo, ancora una volta. E chi è il razzista? Chi è il principe Filippo? Lo dico in pubblico, quel viscido, che è venuto dal nulla, che è uscito dal niente. Ed eccolo qui, il tipo che sostiene la nazione”, commenta il tycoon egiziano, che condisce il resto del discorso con una raffica di insulti irripetibili. Nella sala del consiglio di amministrazione, ai piani alti dei magazzini Harrod’s, a Londra, Mohammed Al-Fayed prende respiro e riparte all’attacco.

“Dobbiamo credere a questa banda di imbecilli, omosessuali, mascalzoni e gangsters?”, si chiede. “Sono al potere perché sanno quello che fanno, conoscono i segreti e gli scandali, e manovrano gli altri come marionette”. L’odio per la famiglia reale e per i suoi privilegi è sconfinato. “Questa gente vive ancora nell’allucinazione dell’impero coloniale. Guardate quello che stanno facendo con il Giubileo. Quanto costerà? Milioni. La Regina Madre… Centinaia di milioni, forse migliaia. E questa è una democrazia, chiaro. E uno vede che la gente soffre, che non ha niente da mangiare né dove scaldarsi”.

La “democrazia inesistente” è un altro punto chiave della sparata di Al-Fayed, al quale per anni è stato negato il passaporto britannico. “La situazione non cambierà finché non si raggiungerà una vera democrazia, perché l’attuale democrazia britannica è una stupida copertura, una semplice facciata. Siamo dominati dalla classe dirigente e dalla famiglia reale. Loro sono i maestri, e gli altri semplici individui, schiavi, ma non cittadini”. Si sente vittima di un complotto ad altissimo livello, che però stranamente non è riuscito a rovinargli la vita. E lo spiega così: “Sono molto popolare tra la gente comune. Questo è il motivo per cui mi trovo qui, soprattutto dopo la tragedia che è stata per me la perdita di mio figlio”.

E poi la fede. “Non mi colpisce il fatto che vogliano distruggermi. Credi in Dio, fai il bene, sii caritatevole, preoccupati di quelli che ti stanno intorno, condividi i tuoi beni. E Dio ti aiuterà. Se non hai fatto niente di cattivo, non avrai motivo di perdere il sonno. Potrai svegliarti la mattina pensando a vivere giorno per giorno, accada quel che accada, perché sei nelle mani di Dio”. Quando parla della campagna ordita contro di lui, e nonostante faccia mostra di uno scarso interesse per i beni materiali, il magnate egiziano non può in realtà far a meno di riferirsi ai suoi interessi finanziari, a un problema molto terreno, quello delle imposte. “E continua la cospirazione, una cospirazione senza fine, per ultima quella del fisco”, aggiunge.

Si riferisce alla battaglia persa recentemente in tribunale per mantenere un accordo speciale sulle imposte in base al quale gli sarebbe stato permesso di pagare una somma fissa annuale di 240mila sterline (360mila euro) per cinque anni. Un’opportunità concessa a centinaia di investitori stranieri. Ma a lui, la vittima, il perseguitato, no.

(26 agosto 2002)

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