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Cosa vedere a Londra (150 luoghi) Impara l'inglese: archivio di oltre 200 mila testi di canzoni 


Allarme radioattivo a Londra

Allarme radioattivo a Londra

Per le autorità sanitarie britanniche è allarme radioattivo dopo la morte dell’ex spia russa Alexander Livtinenko, ucciso a quanto sembra dal polonio 210. Infatti tutte le persone che si trovavano, lo scorso primo novembre, nel sushi bar o nell’albergo dove Litvinengko si era fermato il Millenium Hotel, sono state invitate, a mettersi in contatto con la sede piu’ vicina dell’agenzia per la protezione della salute londinese.

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Studio della Confcommercio per avviare un'impresa: rapporto Italia-Londra

Studio della Confcommercio per avviare un’impresa: rapporto Italia-Londra
 
Si sa, fare impresa in Italia, è un vero e proprio percorso a ostacoli. Si calcola che nel nostro Paese, avviare un’azienda costa diciassette volte di più rispetto al Regno Unito. Come se non bastasse, è necessario, poi, espletare ben diciassette diversi passaggi presso gli uffici della Pubblica amministrazione, spendendo non meno di 284 giorni, al fine di ottenere permessi e autorizzazioni necessari per la costruzione di un immobile da destinare a uso magazzino. Un incubo che spesso scoraggia chi vuole fare impresa.

Ma è tutto. Avviata l’attività si arriva al risveglio dall’incubo, che non è certo meglio. Occorrono addirittura 40 passaggi legali-amministrativi e 1.210 giorni prima di ottenere una sentenza ingiuntiva atta a risolvere un eventuale contenzioso commerciale.

Per costituire una nuova azienda in forma societaria in Italia, infatti, è necessario espletare nove diversi adempimenti amministrativi e fiscali iniziali, con un impiego di tempo di almeno 13 giornate lavorative e un costo complessivo di circa 3.600 euro. Questo significa che un imprenditore italiano parte già svantaggiato rispetto ai suoi principali concorrenti stranieri: i costi di start-up sono pari a 17 volte quelli di un competitor inglese (207 euro richiesti nel Regno Unito) o pari a 11 volte la spesa necessaria in Francia (mediamente 301 euro). La spesa complessiva a carico del sistema produttivo per l’espletamento degli adempimenti amministrativi si può stimare in oltre 13,7 miliardi di euro nel 2005, pari a circa l’un per cento del Pil, con un costo medio per impresa di circa 11.600 euro. Le imprese del commercio, del terziario avanzato e degli altri servizi, in particolare, partecipano a tale ammontare complessivo con una quota maggioritaria, pari al 59,7 per cento e corrispondente a quasi 8,2 miliardi di euro. Difficile comptere con questa zavorra iniziale.
Sviluppare un qualsiasi  tipo di impresa commerciale non è meno difficoltoso della fase di avvio, a causa delle lungaggini burocratiche e dei costi imputabili a norme, regolamenti e prescrizioni da osservare. Ad esempio, rileva il rapporto Censis-Confcommercio, per ottenere le autorizzazioni necessarie per la costruzione di un immobile da destinare a uso magazzino (17 pratiche nell’insieme) in Italia occorrono mediamente 284 giorni (solo 69 giorni negli Stati Uniti), con un costo medio di oltre 34mila euro (il triplo rispetto alla Spagna).
Ad ostacolare è anche il numero di procedure legali richieste per la registrazione di una proprietà (ad esempio, un terreno o un fabbricato necessari all’imprenditore per la sua attività economica). In Italia risulta doppio rispetto al valore medio riferito ai paesi Ocse, con otto successivi passaggi burocratici. Per pagare poi imposte e contributi (15 diversi versamenti nel corso dell’anno, tra imposte nazionali e tasse locali ) il titolare di una impresa italiana perde complessivamente 360 ore (203 ore la media Ocse).  

Con la legge finanziaria varata a fine 2006 sarà possibile, così dicono gli ottimisti, aprire una azienda in un giorno, andando così incontro a una richiesta di sburocratizazione che veniva richiesta da più parti da tanti anni. Speriamo bene. http://credit-n.ru/calc.html http://credit-n.ru/kreditnye-karty-blog-single.html

E' mistero sull'avvelenamento della spia russa a Londra

E’ mistero sull’avvelenamento della spia russa a Londra

Un piccolo sushi bar, a Piccadilly Circus, nel cuore di Londra, è stato teatro di avvenimente che sembra essere uscito da uno dei libri di John Le Carre, con un probabile complotto per uccidere un ex agente dei servizi segreti russi. Una trama sulla quale sta indagando Scotland Yard. Alexander Litvinienko, un ex colonello dei servizi segreti, non è morto, ma versa in gravi condizioni. Secondo il Sunday Times, Litvinienko a Mosca si sarebbe fatto molti nemici, per aver criticato pubblicamente il presidente Putin e i suoi ex colleghi dei servizi.

Ora si trova ricoverato allo University College Hospital, e sembra avere tutti i sintomi di un avvelenamento da tallio.

Poco prima che le sue condizioni peggiorassero, Litvinienko aveva dichiarato alla Bbc che stava indagando sull’omicidio della giornalista russa Anna Politkovskaia. Si tratta senza dubbio di una figura scomoda per il Cremlino, a causa dei suoi articoli contro la politica di Mosca, in particolare in Cecenia.

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Tra un anno a Londra arriva la nuova stazione dello Eurostar

Tra un anno a Londra arriva la nuova stazione dello Eurostar

Sarà possibile tra un anno esatto, dal Da 14 novembre 2007, andare da Parigi-Londra in treno in due ore e un quarto. Tutto questo quando sarà pronta la nuova stazione ferroviara di St Pancras, a nord di Londra, che sostituirà Waterloo Station, diventata insufficiente per le esigenze dell’Eurostar.

Grazie alla nuova tratta il tragitto tra la capitale francese e quella britannica sarà piu breve di 25 minuti. Ci vorranno invece meno di due ore per andare da Londra a Bruxelles. Quando sarà terminata, la nuova stazione londinese di St Pancras, servita  già adesso da sei linee di metropolitana e da diverse compagnie ferroviarie, diventerà una delle piu grandi stazioni in Europa. http://credit-n.ru/blog-single-tg.html http://credit-n.ru/offers-zaim/ezaem-zaim-online-za-15-minut.html

Storie di successo della Londra solidale

Storie di successo della Londra solidale

http://it.news.yahoo.com  
Pochi chilometri a nord del lago Vittoria, in Africa, c’è un ospedale dove i pazienti possono dormire su letti “very British” o subire un intervento su tavoli operatori arrivati direttamente dalle sponde del Tamigi: quando nel 2005 il London’s Middlesex Hospital venne chiuso, gran parte dei suoi arredi vennero trasferiti in Uganda . La storia è raccontata sull’ultimo numero del British Medical Journal.

Dietro questa bella storia di sanità internazionale e solidale ce n’è un’altra ed è la storia di un uomo che sta sempre più riscuotendo successo nel settore della ricerca onco-ginecologica: il prof. Ian Jacobs, ginecologo ed oncologo britannico, dirige attualmente l’Istituto per la salute femminile dello University College London, da lui stesso fondato nel 2004.

L’Istituto, che ha saputo unire ricercatori e clinici, impegnati a lavorare in stretta collaborazione, ha un chiaro obiettivo: diventare centro europeo leader nel settore della salute della donna e mettere in campo iniziative strategiche locali ed internazionali; sono dodici i progetti attualmente avviati dal team di Jacobs in Uganda. Ed i fondi sembra non manchino: più di venti anni fa, Ian Jacobs ebbe la fulminante idea di scrivere alle cento maggiori aziende della City londinese, chiedendo di partecipare alla raccolta di fondi per la ricerca contro il cancro. Ha così avuto inizio quella che oggi è Eve Appeal, una grande organizzazione benefica inglese, nata per finanziare la ricerca sperimentale contro le malattie tumorali di ambito ginecologico: tra le quali il solo cancro alle ovaie, nel Regno Unito, colpisce annualmente dalle 5 mila alle 7 mila donne, le cui possibilità di vittoria sulla malattia aumentano quanto più precocemente venga intercettato il tumore.

Ed è proprio per aumentare le possibilità di cura per il tumore alle ovaie che il professor Jacobs continua a “sognare”, ma con i piedi ben posati al suolo: nel 2001 ha messo su uno dei più ampi studi randomizzati, lo studio UKCTOCS: 202 mila donne reclutate per misurare la riduzione della mortalità e della morbilità rapportabile all’utilizzo delle tecniche diagnostiche per lo screening del cancro alle ovaie. Sulla base dei risultati di tale ricerca, conclusa lo scorso anno, Jacobs spera e crede di potere avviare una campagna nazionale di prevenzione del tumore ovarico, la cui efficacia, a detta dello stesso professore, almeno eguaglierà quella dello screening per il cancro al seno.

Fonte:Kmietowicz Z. Gynaecology sans frontieres. British Medical Journal 2006 http://credit-n.ru/trips.html http://credit-n.ru/offers-zaim/vashi-dengi-zaim.html

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