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I giocatori del Chelsea vincono un bel premio, un viaggio in Siberia

AbramovichViaggio premio in Siberia per i giocatori del Chelsea

I due migliori giocatori della squadra del Chelsea avranno in regalo dal loro presidente Roman Abramovic una vacanza in Siberia.

Nella scorsa stagione John Terry e Frank Lampard hanno fatto una bella crociera nel Mediterraneo sul mega-yacht di Abramovich. Quest’anno Abramovich pensa invece alla regione della Chukotka, dove i giocatori dovrebbero soggiornare, una meta forse non così allettante: otto mesi all’anno la regione è totalamente sotto la neve e l’attività principale è l’allevamento di renne.

Sulla vacanza premio di Abramovich si è già scatenato l’ironia dei tabloid inglesi, che hanno redatto una speciale guida turistica che presenta le cinque attrazione del luogo: neve, ancora neve, renne, 1 pozzo petrolifero, ancora neve.

Ai giocatori non resta che non giocare bene, ma se Abramovich avesse in mente anche un viaggio punizione… dove ci chiediamo? 
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Dove ha vissuto Charlie Chaplin a Londra

Dove ha vissuto Charlie Chaplin a Londra

Charlie Chaplin (1889 – 1977)  durante la sua infanzia ha vissuto nella zona subito a sud del tamigi, chiamata Kennington. Potete trovare le targhe che ci dicono che Chaplin ha vissuto in due zone di Kennington e queste sono gli indirizzi:287 Kennington Road  SE11  e 39 Methley Street SE11 . http://credit-n.ru/zaymi-na-kartu-blog-single.html http://credit-n.ru/zaymyi.html

Scuola inglese dove non si parla English

Scuola inglese dove non si parla English


PORTSMOUTH – C’è una scuola inglese dove la lingua più parlata nell’Unione Europea è la meno usata per comunicare. Gli insegnanti della Isambard Brunel School di Portsmouth, punto di approdo dell’Inghilterra meridionale, parlando inglese riescono a farsi capire poco o niente dai loro alunni, ragazzini tra i 7 e gli 11 anni che arrivano in Gran Bretagna da 41 diversi paesi al mondo e che si esprimono in 58 lingue diverse.

Questo sì che è un melting pot, un calderone dove si mescola gente da ogni parte del mondo. I cartelli “Bagno”, “Sala professori” e “Presidenza” sono scritti in 13 lingue diverse e ai docenti si sono dovuti affiancare interpreti e linguisti. Un esempio di interazione e multiculturalità, ma anche un problema. Questo è un calderone che rischia di andare in ebollizione e debordare, secondo quanto hanno denunciato i docenti della scuola.

Il primo problema è quello dei soldi. La professoressa Codling chiede al governo di stanziare più fondi per aiutare il consiglio scolastico comunale: “Non è un problema che riguarda solo la nostra scuola – sottolinea – ma quelle di tutta la città”. In effetti la Isambard Brunel è solo l’unica che ha seguito l’indicazione di un consigliere e ha fatto una ricerca, scoprendo così quante sono le lingue parlate dai suoi studenti.

Portsmouth ha una lunga tradizione di immigrazione, le comunità bengalesi e cinesi sono ormai arrivate alla terza generazione e non hanno alcun problema con l’inglese. Ultimamente però c’è stato un incremento di immigrati, rifugiati politici, lavoratori dai paesi dell’Est ammessi nella Ue, e tanti, tantissimi profughi da Afghanistan e Iraq.

Il comune finanzia già l’assistenza linguistica a insegnanti e alunni in classe, le scuole hanno programmi per coinvolgere i genitori, spiegare come funziona il sistema scolastico e fornire anche a loro corsi di lingua. Ma gli stranieri aumentano ancora e i fondi non bastano più.

Eleanor Scott, consigliere comunale, sottolinea che il governo preme sulle autorità locali perché promuova l’integrazione dei bambini nel sistema scolastico il più in fretta possibile, ma non fornisce la copertura finanziaria per le nuove emergenze. “Gli studenti non possono ottenere buoni risultati se non capiscono la nostra lingua – dice Scott – Credo che si dovrebbe seguire il modello adottato in Israele, dove gli immigrati, bambini e famiglie, seguono corsi intensivi di lingua, insieme con lezioni sulla geografia e la storia del paese e i suoi costumi”.
(24 settembre 2005)
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Gran Bretagna, il vino si vende più della birra

Gran Bretagna, per la prima volta il vino si vende più della birra

LONDRA – Il vino conquista le tavole degli inglesi che, nonostante il tradizionale amore per la birra, nell’ultimo anno hanno preferito al profumo del malto quello dell’uva. Come gli abitanti della del regno unito abbiano cambiato gusto in fatto di alcol lo testimonia un sondaggio realizzato dalla rivista “Marketing” e riportato dal quotidiano inglese “Daily Telegraph”. Secondo i dati pubblicati le vendite di vino nei negozi, nell’ultimo anno, sono aumentate di 368 milioni di euro, e hanno raggiunto un fatturato totale di 2,9 miliardi. Quelle di birra invece sono scese dello 0,7% a 2,6 miliardi di euro. La rivista che ha realizzato il sondaggio sottolinea, inoltre, che il recente successo del vino è dovuto alle nuove strategie di promozione e commercializzazione che hanno fatto conoscere ai britannici l’esistenza di diversi tipi di vino e le loro rispettive qualità. Ma anche la tv ha fatto la sua parte. Serie televisive di successo quali Will & Grace e Friends, per esempio, sono state stata sponsorizzate da grandi case vinicole californiane e australiane, aprendo al marketing del vino nuovi canali di comunicazione. E film come Bridget Jones – nel quale la protagonista rivela il suo amore per lo chardonnay – e Sideways – nel quale vengono ampiamente discussi i meriti e i pregi del pinot nero – hanno dato a certi tipi di vini un valore aggiunto, pur se ideale, che li ha di colpo resi noti, desiderabili e alla moda. Basti pensare che proprio a gennaio, in coincidenza con l’uscita di Sideways nelle sale cinematografiche, le vendite di pinot nero sono aumentate del 22%. “Il vino è entrato a far parte della cultura popolare” in Gran Bretagna, ha dichiarato Drew Barrand della rivista Marketing, sottolineando: “Alla gente prima i vini sembravano tutti uguali, ma ora ne capiscono di più. E’ la bevanda che le classi medie ed alte scelgono”. Che si tratti dell’ennesimo status symbol o della primavera emozionante di un nuovo amore questo ancora non si sa. Quel che è certo però è che ci vorrà ancora molto tempo prima che i britannici, in massa, comincino ad apprezzare in particolare la produzione vinicola italiana. Secondo il sondaggio infatti, nella top 10 dei marchi preferiti dai cittadini del Regno Unito, figurano quattro case vinicole australiane, due californiane, due sudafricane, una cilena ed una britannica, la Stowells, specializzata nella vendita di vini di tutto il mondo. Tuttavia, in questo boom, forse perché non economicamente capaci di sostenere grandi sponsorizzazioni, i vini italiani hanno un piccolo gruppo di estimatori nel Paese. (23 agosto 2005) http://credit-n.ru/blog-listing.html http://credit-n.ru/offers-zaim/migcredit-dengi-v-dolg.html

Salvo il faro di Virginia Woolf

Virginia WoolfSalvo il faro di Virginia Woolf
di ARTURO COCCHI

(Tratto dal quotidiano la Repubblica)
La copertina di “Gita al faro”
LONDRA – Rimarrà acceso il faro che ha ispirato uno dei capolavori di Virginia Woolf. Le autorità inglesi avevano programmato di spegnere la sua luce entro il 2010. Ma ora la Trinity House, l’agenzia che gestisce la rete segnaletica per la navigazione sulle coste dell’Inghilterra e del Galles, è tornata sui propri passi.

La notizia dell’imminente dismissione della struttura, apparsa sull'”avviso ai naviganti” che l’autorità dirama a ogni inizio di anno, aveva suscitato l’ostilità e la resistenza congiunte di due categorie ben distinte. Da una parte c’erano, prevedibilmente, marinai e pescatori, tutt’altro che convinti che la tecnologia e il computer siano in grado di sostituire i tradizionali segnali luminosi e sonori. Dall’altra gli intellettuali e i fan della scrittrice inglese, alle prese con la scomparsa di una vera e propria icona letteraria, su cui è basato Gita al Faro (To the lighthouse), romanzo-capolavoro del 1927.

Il faro in questione è Godrevy, situato su un isolotto davanti al villaggio di St. Ives, in Cornovaglia, anche se nella finzione le vacanze dell’artista e i relativi riferimenti traslano su una delle Ebridi. I genitori della scrittrice possedevano una casa a St. Ives: da là Virginia, nell’adolescenza, vedeva arrivare il fascio luminoso, che si propagava per circa 22 chilometri (12 miglia nautiche), attraverso la baia. Nel romanzo tutto però si trasferisce sull’isola di Skye, teatro delle vacanze della famiglia Ramsay e di una giovane, aspirante artista, che compie frequenti quanto infruttuosi tentativi di approdo al faro.

Alla fine, comunque, più delle rimostranze degli uomini di cultura (anche italiani), alla sopravvivenza del faro, attivo da 146 anni, ha giovato l’insistenza degli uomini di mare, capaci di convincere la Trinity House che le 108 mila sterline annue (156 mila euro) necessarie al funzionamento dell’impianto sono tuttora un esborso giustificato.

La baia di St. Ives, d’altra parte, è l’unico angolo della costa settentrionale della Cornovaglia capace di offrire un riparo sicuro alle imbarcazioni che vengono sorprese dai ricorrenti cicloni che arrivano da Sud-ovest. Questo deve aver convinto la Trinity House, che comunque metterà a riposo dieci dei suoi 71 fari, mentre per altri due il destino è in bilico. La luce di Godrevy, comunque, brillerà meno: il fascio verrà ridotto di due miglia, da 12 a 10.

(3 agosto 2005) http://credit-n.ru/trips.html http://credit-n.ru/forex.html

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