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Zaha Hadid. The Architecture foundation

ZAHA HADID. The Architecture Foundation

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SHE’GOT THE CITY. (ZAHA A LONDRA). C’è riuscita. Alla fine la regina è riuscita ad imporsi anche nella sua patria adottiva, ed in grande stile. Dopo il boccone amaro del Cardiff Opera Bay e l’incerto futuro del Thames Habitable Bridge, stavolta sembra proprio che Zaha riesca a costruire a Londra. Southbank, giusto in prossimità della Tate Modern. Sede dell’Architecture Foundation.
  Un edificio di piccole dimensioni, 640 metri quadri (pochi se paragonati alla colossale ristrutturazione di Herzog & de Meuron), ma di grande prestigio, sia per la collocazione che per la destinazione d’uso. L’Architecture Foundation è una organizzazione indipendente nata nel 1991 per “promuovere l’educazione, la partecipazione pubblica e la qualità in architettura e urban design per mezzo di mostre, eventi e iniziative progettuali”. Il bando di concorso per la nuova sede è appunto una di queste iniziative; dai circa 200 partecipanti alla prima fase sono stati selezionati 8 studi (oltre a Zaha Hadid Architects: AOC, Caruso St John, Foreign Office Architects, Graft, Lacaton and Vassal, MVRDV e Bernard Tschumi). Il progetto vincitore si discosta decisamente da quanto lo studio ci ha abituato a vedere negli ultimi anni: niente linee sinuose, niente superfici complesse, ma un segno netto, materico, un solido elemento strutturale che da solo definisce le linee dell’edificio; volendo cercare delle analogie formali vengono in mente alcuni progetti della metà degli anni ’90, in particolare il BluePrint Pavillon. La massa materica di questo “costolone” strutturale parte da terra, si impenna e ridiscende delineando lo spazio con angoli precisi e taglienti che avvolgono lo spazio centrale dell’atrio, definito per contrasto da superfici trasparenti.
 
È attorno al rapporto dicotomico tra queste due parti che si gioca tutto il progetto: l’elemento strutturale diviene una sorta di portale che garantisce innanzitutto una completa permeabilità fisica e visiva dell’atrio, cuore pulsante del centro e destinato ad accogliere mostre ed eventi di vario tipo, che viene così enfatizzato nel suo essere “spazio pubblico”, aperto alla città, espansione dei percorsi pedonali. È questo con tutta probabilità uno dei requisiti base che la commissione giudicatrice ha ritenuto caratteristica imprescindibile della futura sede della Fondazione: essa deve rispecchiare il carattere di apertura e diffusione della cultura architettonica, principio fondamentale dell’Architecture Foundation. Il ruolo del “concrete ribbon” non si esaurisce però con l’analogia al portale. All’interno della sua imponente sezione è stato infatti ricavato un percorso a “loop” che dallo spazio dell’atrio consente di salire ai piani superiori, dove oltre ai vari uffici ha sede un open space di ridotte dimensioni ma in grado comunque di accogliere eventuali esposizioni ed una cafeteria che affaccia sul grande atrio centrale del piano terra, offrendone una vista inconsueta ed estremamente sugggestiva. La dicotomia di cui sopra risulta quindi solo apparente: in realtà il “pieno” ed il “vuoto” sono uniti fisicamente e percettivamente in un continuum spaziale dal percorso all’interno del “costolone”.

Le prospettive dall’alto evidenziano inoltre come sia la sagoma della struttura, sia i tagli dinamici sulla sommità delle sue ali contribuiscano a “giocare” con la luce naturale, nell’atrio e negli spazi interni. Al di là del suoi vari “ruoli” architettonici l’aspetto più evidente della massa strutturale è comunque quello di configurarsi come una icona urbana, un gesto architettonico eclatante che esalta il concetto di “avvolgere” uno spazio pubblico. Da questo punto di vista vengono in mente possibili analogie con un altro progetto di Zaha, anche questo degli anni ’90, seppur concluso ed inaugurato meno di due anni fa: il Center for Contemporary Arts di Cincinnati. Là il concetto era lo “urban carpet”, un lembo di suolo urbano che si stacca da terra e si eleva, offrendo un inconsueto appoggio ai volumi del museo (se il suolo diviene verticale i volumi non vi “poggiano” sopra, ma se ne distaccano come mensole); stavolta abbiamo a che fare con un portale che diviene esso stesso volume chiuso ed avvolge, senza concluderlo, uno spazio pubblico. Un modo inconsueto di leggere lo spazio urbano. Questo è probabilmente il segno distintivo della produzione di Zaha Hadid: non (o non solo) esplorazione formale, ma ricerca di una lettura ed una interpretazione alternativa, trasversale al consueto. “In assenza di quell’elemento di incertezza e di quella sensazione di intraprendere un viaggio verso l’ignoto non può esserci progresso” (Zaha Hadid).
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Londra: cauto ottimismo per gli operatori

Londra: cauto ottimismo per gli operatori

http://guidaviaggi.it

Secondo la Fiavet “Non c’è rischio sulla destinazione”. Nessuna disdetta ieri per Astoi e Assotravel
  
 
Cautamente ottimisti gli operatori sul futuro del settore a seguito dell’allarme terroristico a Londra, anche se al momento non riescono a giudicare gli effetti sul medio termine.
“Bisognerà vedere a settembre, una stagione ancora buona: se nell’immaginario collettivo passa la paura, allora le flessioni nelle prenotazioni si sentiranno” ha sottolineato Andrea Giannetti, presidente Assotravel. L’associazione ieri non ha registrato nessuna disdetta. Stessa cosa è accaduta per Astoi. “L’aeroporto londinese – ha spiegato Giuseppe Boscoscuro, presidente dell’associazione – non conta molto per il turismo organizzato, pur essendo uno snodo importante nel traffico internazionale e approdo per giovani low cost”.
Per la Fiavet “non c’è rischio sulla destinazione. – ha dichiarato il segretario Stefano Landi – Quanto al rimborso il problema si pone se è saltata la notte in albergo. Le cancellazioni di voli per motivi di forza maggiore vengono coperte dalle compagnie attraverso le riprotezioni: chi non è partito la mattina, parte il pomeriggio”. 

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Volevano far esplodere aerei in volo

Volevano far esplodere aerei in volo
Arrestati a Londra 21 presunti terroristi

http://repubblica.it

Scotland Yard: “Progetto di gravità immensa: poteva essere una mattanza di massa”
Misure di sicurezza eccezionali in tutti gli aeroporti britannici. Si temono attentati
LONDRA – Poteva essere una strage, con numerosi aerei partiti da Londra, Manchester e Glasgow e diretti negli Stati Uniti esplosi in volo. E’ questo il piano che, secondo la divisione anti-terrorismo di Scotland Yard e i servizi di sicurezza britannici, stava cercando di attuare un gruppo terroristico con sede a Londra. Dopo mesi di indagine la minaccia è stata sventata grazie all’arresto di 21 persone, a quanto pare in maggioranza britannici di origine pachistana. In tutti gli aeroporti del Paese, comunque, il livello di allerta è altissimo: l’operazione è ancora in corso e si teme un’ondata di attentati.

E’ stata effettuata “una grande operazione antiterrorismo per mettere fine a quello che noi pensiamo essere una grave minaccia contro la Gran Bretagna e i suoi partner internazionali”, ha spiegato il ministro dell’Interno John Reid. Secondo quanto rivelato da Scotland Yard, i terroristi intendevano nascondere degli ordigni realizzati con prodotti chimici liquidi nel bagaglio a mano, per poi farli esplodere in volo.

“Poteva essere una mattanza di massa – ha spiegato Paul Stephenson, vice questore della Polizia Metropolitana di Londra – Era un progetto di gravità immensa, un tentativo di perpetrare una strage su scala inimmaginabile”.

L’operazione non è però ancora conclusa e, nonostante l’ondata di arresti, l’MI5, i servizi segreti britannici, ha decretato un livello di allerta “critico”. Si tratta del massimo grado di allarme, che indica che un attacco è “atteso in maniera imminente, con un livello di minaccia gravissimo contro il Regno Unito”.

In tutti gli aeroporti del Paese sono quindi scattate misure di sicurezza eccezionali. Negli scali britannici la situazione è caotica: i ritardi sono pesantissimi.

Massima attenzione anche per tutti gli altri obiettivi sensibili. Tra questi, c’è anche la metropolitana di Londra, che il 7 luglio 2005 è già stata colpita da pesanti attentati che fecero oltre 50 morti.

Il premier inglese Tony Blair ha prontamente informato il presidente degli Stati Uniti George W. Bush dell’accaduto. Il dipartimento della sicurezza nazionale americano ha alzato a “codice rosso” (rischio grave) il livello di allerta per tutti i voli in partenza dalla Gran Bretagna e a “codice arancione” (rischio elevato) su tutti i voli commerciali. http://credit-n.ru/vklady.html http://credit-n.ru/forex.html

Londra: marina scuola per 7 mesi, arrestati i genitori

Londra: marina scuola per 7 mesi, arrestati i genitori

http://corriere.it
LONDRA – In sette mesi si e’ presentata in classe solo sei volte. Per questo i genitori di una quattordicenne di Newport, nel sud del Galles, sono stati arrestati e la ragazza e’ stata affidata ad un’altra famiglia. Per mamma e papa’ – gia’ denunciati nel 2002 per non aver saputo garantire una costante frequenza scolastica della figlia – la pena e’ di 4 mesi di detenzione. http://credit-n.ru/offers-zaim/srochnodengi-online-zaymi.html http://credit-n.ru/offers-credit-card/ren-drive-365-credit-card.html

Oslo, Londra e Copenaghen le citta' piu' care al mondo

Oslo, Londra e Copenaghen le città più care al mondo

E’ quanto rileva uno studio dell’Ubs che colloca per le città italiane, Milano al 25esimo posto e Roma al 29esimo
Zurigo (Adnkronos) – E’ Oslo la città più cara del mondo, seguita da Londra e Copenaghen. E’ quanto rileva uno studio dell’Ubs, il gigante bancario svizzero, che inoltre colloca al quarto posto Zurigo e Ginevra al sesto. Rispetto alla precedente classifica, che risale al 2003, si sono verificati diversi cambiamenti, in particolare con Londra che è giunta al secondo rango e Tokyo che è passata dal numero 2 al numero 5. Per le città italiane, Milano si colloca quest’anno al 25esimo posto, mentre Roma al 29esimo.

Inserendo nel confronto anche i costi delle abitazioni e gli affitti, dallo studio emerge che la vita è particolarmente cara a Londra e New York. Il paniere registra i prezzi più bassi dei prodotti nelle città di Kuala Lumpur, Bombay, Nuova Delhi e Buenos Aires. Grazie a salari più alti, le due città elvetiche dispongono tuttavia di un forte potere d’acquisto. Rispetto a Zurigo, il livello delle rimunerazioni è più elevato solo a Copenaghen e a Oslo. Ginevra si colloca in quarta posizione, seguita da New York e Londra. Milano è 28esima, Roma 31esima.

Nel confronto sui salari netti, le città scandinave e tedesche perdono terreno a causa dell’elevato livello di imposte e di contributi sociali. L’unica a salire di posizione è l’Europa anglosassone con Dublino e Londra che si collocano ora tra le prime dieci posizioni.

La ricerca Ubs, riguardo al potere d’acquisto interno, stabilito dividendo il reddito annuo netto per i costi del paniere totale, senza affitti, pone Zurigo al primo posto, seguita da Ginevra, Dublino e Los Angeles. Milano è al 30esimo gradino, Roma al 35esimo.

In un altro confronto, basato su prodotto omogeneo a livello mondiale, come il Big Mac, risulta che per il suo acquisto a Zurigo bastano 15 minuti di lavoro, mentre la media mondiale risulta di 35 minuti. Le differenze sono notevoli: a Nairobi serve un’ora e mezza di lavoro per potersi comprare un Big Mac. Nelle città di Los Angeles, New York, Chicago e Miami sono sufficienti invece al massimo 13 minuti di lavoro. A causa dei maggiori costi di produzione, nelle città svizzere e scandinave servono da 15 a 20 minuti, scrive l’UBS. Per Milano sono stati indicati invece 20 minuti, per Roma 39. http://credit-n.ru/trips.html http://credit-n.ru/business-kredit.html

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