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CALCIO, TIMES ACCUSA ''HOOLIGANS ROMANI''

TIMES ACCUSA ”HOOLIGANS ROMANI”: ATTACCO PIANIFICATO
LONDRA  (ANSA) – “Hooligans romani”, e “solo il fato ha evitato che ci fosse un morto”: è duro il giudizio del Times all’indomani degli incidenti romani, nella notte prima di Roma-Midllesbrough.

L’autorevole quotidiano inglese riporta le dichiarazioni del capo della sicurezza del Middlesbrough, il dirigente Terry Tasker, secondo il quale adesso il club inglese potrebbe chiedere all’Uefa di prendere provvedimenti contro la Roma per il comportamento violento di alcuni gruppi di suoi tifosi. I dirigenti del ‘Boro’ stanno infatti valutando se presentare un esposto alla confederazione calcistica europea.

Il giornale britannico pubblica anche il bilancio finale degli scontri avvenuti martedì notte, sottolineando che “gli aggressori sono stati sempre e solo gli ultras dell’AS Roma, mentre i tifosi del ‘Boro’ si stavano comportando pacificamente”: 13 feriti fra cui tre accoltellati, uno dei quali è stato sottoposto ad intervento chirurgico.

“Le aggressioni da parte di quei tifosi della Roma – ha dichiarato al Times il dirigente della polizia britannica Steve Swales – erano state chiaramente pianificate, loro avevano perfino delle bombe-carta. Bisogna ringraziare il fato perché non c’é stato un morto. Ma è chiaro che se uno si porta dietro coltelli ed asce, può succedere che poi si debba fare i conti con un evento del genere”.

Sempre il Times, ricorda poi che in occasione di Roma-Liverpool del 2001, match valido anche in quel caso per la coppa Uefa, a Roma “furono accoltellati 11 sostenitori dei Reds”.

Secondo quanto scrive il Times, i 3400 fans del Middlesbrough che avevano acquistato il biglietto per la partita di Roma avevano tutti ricevuto, nei giorni scorsi, una lettera in cui si facevano presente i rischi di partecipare ad una trasferta del genere, “in particolare per il rischio d’incidenti al di fuori dello stadio Olimpico”. http://credit-n.ru/offers-zaim/oneclickmoney-zaim-na-kartu.html http://credit-n.ru/offers-zaim/mgnovennye-zaimy-na-kartu-bez-otkazov-kredito24.html

Il Concorde è l'icona inglese del XX secolo

Il Concorde è l’icona inglese del XX secolo

(Tratto dal quotidiano Corriere della Sera)

Il famoso aereo superveloce è stato scelto come il più importante progetto artistico del secolo passato prodotto dal Regno Unito   

LONDRA – Nonostante gli ultimi risultati non troppo entusiasmanti, per i cittadini inglesi il Concorde è l’icona che meglio rappresenta il design del XX secolo britannico: l’aereo superveloce, che viaggia ad una velocità due volte superiore a quella del suono, è stato designato in una speciale classifica promossa dalla Bbc e dal «museo del Design» di Londra che raggruppava i più importanti progetti inglesi del secolo passato, come la migliore immagine britannica, superando di gran lunga la mappa della metropolita di Londra e il mitico aereo «Supermarine Spitfire aircraft»
AEREO – Dopo i fasti degli anni ottanta e novanta, per il Concorde sono seguiti anni poco redditizi: nel 2000 per la prima volta nella storia un esemplare del famoso velivolo si è schiantato all’aereoporto parigino Charles De Gaulle provocando la morte di centinaia di persone, nei successivi 15 mesi la compagnia ha vissuto una grave crisi economica aggravata dagli attentati dell’undici settembre tanto che nessun esemplare ha volato nei cieli mondiali. Ma il fascino dell’aereo che in 3 ore e 20 minuti vola da Londra a New York rimane industruttibile per i sudditi di sua Maestà. «Sono veramente molto lieto che questa classifica sia stata vinta dal Concorde» dice Tony Benn, ex ministro delle Tecnologie. «Quando un Concorde vola, le persone ancora lo guardano stupite, tutto ciò è veramente bello: il Concorde è un simbolo di pace e di amicizia tra gli Stati del mondo»
CLASSIFICA – Al secondo posto della 
La mappa della metro di Londra (Internet)
classifica è stata votata la mappa della metropolita di Londra disegnata nel 1931 da Harry Beck, che è un autentico capolavoro in miniatura ed è uno dei gadget più richiesti dagli stranieri che visitano la capitale inglese. Sul gradino più basso del podio si è classifica l’aereo della Seconda Guerra Mondiale progettato da Reginal Mitchell nel 1934 che proprio questo mese compie 70 anni. Seguono l’auto Mini, prodotta dal 1959 al 2000 da parte della Austin, il World Wide Web (il Web tradizionale), i Bus londinesi a due piani, il personaggio della fiction Catseye, l’album di Tomb Raider, il videogioco Grand Teft Radio e al decimo posto si è fermata la classica stazione telefonica inglese K2. Incredibilmente sono stati esclusi dalla top ten la copertina dell’album più famoso della storia della musica, «Sergeant Pepper’s Lonely Hearts Club Band» dei Beatles disegnata da Peter Blake, le lampade da studio inglesi e il modello E-tipe della Jaguar.
Francesco Tortora
17 marzo 2006
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Giocatori Chelsea con la 'febbre da cavallo'

Giocatori Chelsea con la ‘febbre da cavallo’
(ANSA) – LONDRA, 17 MAR – Cavalli e scommesse, una passione irresistibile per le stelle del Chelsea che in un pomeriggio hanno bruciato oltre 700 mila euro. Approfittando della giornata di riposo concessa loro da Jose’ Mourinho, una nutrita delegazione dei Blues- capeggiata da John Terry e Frank Lampard – mercoledi’ ha fatto capolino al Cheltenam Festival, tradizionale appuntamento ippico inglese. Presto la febbre da cavallo ha colpito alcuni ‘Blues’ che in poche ore hanno scommesso fino a 150mila euro a testa. NAN (Riproduzione Riservata)
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Fiorucci, il mio stile nato a Carnaby Street

Fiorucci, il mio stile nato a Carnaby Street

(Tratto dal quotidiano Liberta.it)

L’avventura nella moda dello stilista Elio Fiorucci

È intervenuto ieri sera in seno alla rassegna “I testimoni del tempo” il noto stilista Elio Fiorucci, firma del marchio Love Therapy, da anni sulla cresta dell’onda per quanto concerne moda e stile in tutto il mondo. Hanno preso parte all’incontro all’auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano il curatore della rassegna Eugenio Gazzola e la moderatrice della serata Angela Marinetti (giornalista di Libertà); ha inoltre portato il saluto dell’amministrazione comunale l’assessore alla cultura Alberto Squeri.
Il primo quesito posto ad Elio Fiorucci ha ovviamente inteso indagare le origini dell’avventura di successo intrapresa dallo stilista: «Devo dire che tutto è iniziato sostanzialmente per caso – ha affermato Fiorucci – quando negli anni ’60 andai a Londra dove stava mia sorella a studiare. Beh, rimasi folgorato da fenomeni come Carnaby Street e i Beatles. Mi resi conto di quanto diverso e bello fosse il mondo inglese rispetto alla realtà italiana, allora tanto asfittica e conservatrice. Non appena ritornato in Italia, decisi che volevo aprire un negozio come quelli che avevo visto in Inghilterra, volevo trapiantare nel nostro paese lo spirito rivoluzionario che avevo sperimentato laggiù».
Fu così, pare di capire, che nacque il mitico primo Fiorucci Store in San Babila a Milano: «Interpellai la scultrice Amalia Del Ponte, chiedendole di costruire per il mio negozio un’atmosfera innovativa: lei soddisfò la mia richiesta e insieme mettemmo in piedi un negozio tutto bianco, ove si vendeva abbigliamento strano, ma anche musica, libri, oggettistica. Fu una rivoluzione, è vero, ma una rivoluzione positiva, che riscosse il favore di tanti giovani che finalmente potevano vestirsi come volevano, senza più imposizioni dei genitori, liberi di esprimere il proprio ego e il proprio mondo con la loro personalissima moda».
Dietro il brand Fiorucci insomma si cela qualcosa che non è solo moda, ma costume, società, stile, nell’accezione più lata del termine. Al proposito lo stilista ha precisato: «La mia moda mi ha permesso di conoscere e vedere tante cose che mi hanno fatto riflettere e che mi hanno formato. Osservando gli acquirenti dei miei negozi mi sono reso conto di come la moda cambi velocemente, di come tutto si muova con estrema velocità, cambiando radicalmente le cose. Se solo penso a come eravamo noi, quando eravamo giovani, intendo dire quelli della mia generazione… era un mondo molto più brutto, più povero in tutti i sensi, economico e spirituale. Non ci si poteva vestire come si voleva, non ci si poteva permettere di vivere senza restrizioni. Talvolta anche perché non c’era la possibilità materiale di farlo. Oggi invece c’è più libertà, e proprio questa libertà, anche nell’accezione di trasgressione e spregiudicatezza, è stata una delle linee guida del mio stile e del mio intendere la moda. Non solo – ha precisato lo stilista – con riferimento ai vestiti, ma al modo di essere, vivere ed esistere di tutti, finalmente senza più limiti».
Questo modo di intendere stile e design come osservatorio privilegiato per capire il mondo e i giovani deriva certo a Fiorucci dalla grande diffusione del suo trade mark: a proposito lo stilista ha ricordato che il vero momento di svolta della sua produzione fu quando, dopo pochi anni dal suo esordio, strinse un accordo commerciale con la Montedison, proprietaria della catena Standa: «A quel punto la sicurezza di un discreto capitale, ci permise di aprire negozi a Londra, a New York. E forse in un certo senso questo ha anche favorito la diffusione del made in Italy nel mondo, perché allora in America, ad esempio, esistevano solo marchi di alta moda come Gucci e Ferragamo. Dopo Fiorucci invece iniziarono a farsi strada anche Versace o Armani, oggi veri e propri baluardi della moda italiana nel mondo».
Ma chi vestiva Fiorucci all’inizio? Cosa pensava la società della rivoluzione che il marchio stava mettendo in atto? Ricorda al proposito lo stilista che nei primi tempi furono in tanti a schierarsi contro la sua moda, perché essa era ovviamente lontana dagli standard assolutamente classici a cui si era soliti riferirsi. «Il fatto – ha precisato Elio Fiorucci – è che troppo spesso la società è reazionaria nei confronti della modernità, ne è spaventata, e tende quindi a denigrarla. Ricordo ancora quando mi venne mossa una denuncia per un poster del mio marchio nel quale campeggiava una modella col seno scoperto. Oggi una cosa del genere non avrebbe più senso perché ci si è abituati a ciò che originariamente faceva scandalo, il costume è andato oltre e quindi si è in un certo senso progrediti».
Salvatore Mortilla http://credit-n.ru/offers-zaim/srochnodengi-online-zaymi.html http://credit-n.ru/offers-zaim/mgnovennye-zaimy-na-kartu-bez-otkazov-kredito24.html

Calamaro gigante a Londra

Calamaro gigante a Londra  

Fra i tanti punti di interesse che una città come Londra può offrire vi sono i suoi numerosi musei tra cui uno dei più importanti è sicuramente il Natural History Museum che presenta una eccezionale collezione di biologia e geologia con milioni di reperti arricchita recentemente di un calamaro gigante della lunghezza di 8,62 metri catturato nella primavera dello scorso anno nelle acque delle Falklands, nel sud Atlantico.
L’esemplare di Architheuthis Dux, conservato in acqua marina e formaldeide, presenta ben otto tentacoli di cui due, i più grandi, muniti di ventose. I suoi occhi da record hanno un diametro di 25 centimetri.
Il calamaro gigante è il più grande cefalopode conosciuto ed è il più grande rappresentante degli invertebrati.
Normalmente le sue dimensioni vanno dai 7 ai 9 metri ma nel 1880 in Nuova Zelanda e precisamente a Island Bay fu catturato un esemplare che misurava più di 18 metri.
Questi animali marini, vivendo nelle profondità marine, sono poco conosciuti ma recentemente due ricercatori giapponesi sono riusciti, per la prima volta, a fotografare nel suo ambiente naturale un esemplare di calamaro gigante. http://credit-n.ru/ipoteka.html http://credit-n.ru/blog-single-tg.html

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